Gretel & Hansel - recensione

10.11.2020

Es war einmal è un'espressione che tutti i tedeschi o chi ha studiato un po' la lingua germanica conosce. La traduzione italiana può essere facilmente riconducibile a "C'era una volta". I fratelli Grimm erano soliti utilizzare questo termine per cominciare le loro fiabe. Hänsel und Gretel è una delle loro storie più famose e apprezzate. Apprezzate a tal punto da creare, all'incirca, cinquantaquattro tra adattamenti teatrali, musicali, cinematografici e televisivi. L'ultimo utilizzo di questa fiaba lo fa Osgood Perkins, già regista di The Blackcoat's Daughter (da noi February - L'innocenza del male) e il peculiare I Am the Pretty Thing That Lives in the House presente nel catalogo Netlix. Il figlio del Norman Bates di Hitchcock crea un incubo adolescenziale ricalcando la tematica della donna e la sua essenza attraverso la parte orrorifica ed esoterica della strega. Non a caso dal titolo si intuisce che, dei due fratelli, Gretel sarà la protagonista indiscussa della pellicola.

In Gretel & Hansel il potere che la donna possiede è subito sottolineato attraverso la meta-favola della bambina con la cuffietta rossa: una fiaba che Gretel assimila creando un prototipo di donna forte; sebbene intorno a lei il patriarcato sguazza libero tra la pozzanghera di un padre assente e la melma viscosa di un vecchio danaroso e altrettanto infame, lei cerca una via d'uscita per la madre, il fratello ma, soprattutto, per sé. La madre soggiogata e depressa, forse, in un attimo di lucidità, scaccia i figli, sapendo di non avere nulla di cui sfamarli. Il mondo là fuori è mortalmente pericoloso: Gretel sa molto bene, attraverso la fiaba della bambina con la cuffietta rossa, che chi elargisce doni cerca sempre qualcosa in cambio. Questo suo pragmatismo, traducibile, senza forzare troppo, ad un pessimismo verso la società ma al tempo stesso ad un pensiero femminista di self-made woman ante litteram, la aiuta a sopravvivere nei boschi di un luogo indefinito (un'Europa come in Hagazussa: A Heathen's Curse o un'America coloniale puritana come in The Witch?). I morsi della fame accompagnano i due fratelli senza tregua: le visioni che Gretel percepisce sono frutto del digiuno forzato o qualcuno vuole comunicare con lei? Il dubbio non scema nemmeno dopo aver ingurgitato, ignorandone la qualità, dei funghi allucinogeni: la fame è sparita; le visioni sono causate dai funghi o qualcuno la sta attirando a sé? Dopo questa ultima esperienza adolescenziale è necessario rinsavire e sopravvivere ad ogni costo.

Una dimora scura si staglia all'orizzonte. La geometria triangolare, che aleggia in realtà in tutta la pellicola, compare prepotentemente davanti agli occhi dei due fratelli: è una casa lugubre, nera e con la facciata trigona; dopo aver bussato insistentemente Gretel sbircia attraverso il foro di una finestra: all'interno della casa, una tavola imbandita con ogni leccornia si presenta all'occhio della ragazza. Un occhio che sbircia, come Norman Bates in Psycho ma in modo completamente diverso, attraverso un foro triangolare con raggi che incorniciano la forma geometrica: è Dio che sta guardando. Gretel assurgerà a rango di divinità scoprendo le sue capacità fuori dal normale. Non comprende ancora che non sono gli altri a guidarla nel cammino della vita; sarà lei a scegliersi il proprio destino, senza interventi umani o divini. Un inno al femminismo vero, all'emancipazione femminile in tutta la sua potenza: la divinità come genere femminile e come creatrice e non come mera procreatrice. Grazie agli insegnamenti dell'anziana donna, Holde, che abita l'inquietante dimora e ospita i ragazzi, Gretel scopre le sue potenzialità come donna. La battaglia per l'emancipazione però è solo all'inizio.

Una regia riflessiva e allucinata risalta i pensieri dei personaggi, i loro movimenti e i loro dialoghi. Le luci misurate e allo stesso tempo stroboscopiche, quasi da discoteca, creano inquadrature che richiamano l'espressionismo tedesco e creano ombre cupe che circondano Gretel e suo fratello. In giustapposizione la musica è volutamente elettronica e psichedelica: aumenta l'inquietudine che prova Gretel mentre è vicina alla vecchia e aiuta a creare un ambiente ostile. La parte terrificante viene data anche dalla performance di Alice Krige che interpreta l'anziana donna proprietaria della strana magione.

Una fiaba classica a tinte pop che racconta la storia di formazione di una ragazza che si trasforma in donna in un mondo pericoloso e contrario all'emancipazione femminile. Uno scontro tra le diverse realtà del femminismo incarnate da Gretel, l'uguaglianza, e Holde, l'estremismo. Il terzo lungometraggio di Oz Perkins è un adattamento riuscito di una favola che ha ancora molto da raccontare.



di Fabio Menis

fonte immagine: https://pad.mymovies.it/filmclub/2019/04/266/locandina.jpg

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