L'eroe-viaggiatore
• Alba fredda •
Era partito verso la città per ritrovare sua figlia, rapita da chissà quale malfattore e trascinata in chissà quale regno lontano. Così decise di addestrarsi come cavaliere, nella speranza di ritrovarla andando in giro per conto del re. Superò varie prove, fu dura. Ma alla fine il re e la corte riconobbero il suo valore: si era guadagnato la spada.

Viaggió a lungo e vinse numerose battaglie: divenne bravo, si distinse tra molti. Un giorno la città fu presa d'assalto, e quello, di ritorno da uno dei suoi incarichi, si lanciò sui nemici. Uccise cento di loro e costrinse gli altri a scappare. Tutti lo acclamarono come un eroe. Il suo nome volò di bocca in bocca, più lontano di quanto egli stesso fosse mai riuscito ad arrivare col cavallo. Altri re iniziarono ad offrirgli ricompense molto alte, per gesta sempre più difficili. Passarono anni e la sua fama cresceva, ma di sua figlia neanche l'ombra. Ormai aveva soldi a sufficienza per sopravvivere senza dover dipendere da alcun re, così si mise in cammino da solo.
Lungo il tragitto arrivò in un paese dove sentì parlare di una principessa tenuta prigioniera da un mago malvagio. Corse subito a sconfiggere il mago e a liberare la principessa. Lei era bella. Decise di sposarla e di iniziare una vita con lei. L'aria si era fatta più dolce. I tempi più lunghi. Le giornate più calde. Poi una mattina si svegliò di colpo, col il cuore che gli impazzava nel petto, "Devo trovare mia figlia" pensò. Guardando la principessa che dormiva spensierata chiuse la porta e se ne andò.
Continuò per la sua strada, lasciando dietro di sé gesta memorabili e folle di gente che lo acclamavano. Ormai tutti conoscevano le gesta del prode guerriero-viaggiatore. Liberó una città dalla minaccia di un terribile drago, e ammansì un ferocissimo leone alato. Intanto continuava a cercare, consultando veggenti e profeti, senza mai fermarsi più di cinque giorni nello stesso posto. Una volta, nella piazza di un piccolo villaggio, incontrò una zingara: danzava, e prometteva ai passanti il futuro.
"Dimmi donna, dimmelo! Cosa c'è nel mio futuro? Per quanto tempo ancora? Quante fatiche ancora dovrò sopportare?". La zingara volle prima i soldi, e poi disse "Va' a nord, straniero"; e se ne andò ridendo.
"A Nord!", solo a questo riusciva a pensare, "A Nord la troverò". Superó il Regno del Fuoco, le profonde Valli degli Orchi, e i violenti mari dello Stretto Innevato. A fatica attraversó la Pianura del Pianto, dove le lacrime degli antenati non smettono mai di bagnare Humis, la Terra.
Finché una mattina, in un punto ignoto del Continente di Ghiaccio, si svegliò accecato da un bagliore luminoso. Scostò parte della tenda e uscì fuori. Intorno a sé solo gelo e l'orizzonte immortale
Non finiva mai quel dannato
Non finiva mai
Guardò più attentamente, e la vide.
Alba fredda
Questa racconto è legato ad un altro: "La Sacerdotessa della Dea - Alba calda", che puoi leggere cliccando qui.
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