La sacerdotessa della Dea

18.04.2020

                 • Alba calda •

Successe 20 anni fa. Stavo tornando dal paese verso casa, e dei contrabbandieri mi serrarono la strada. Uno di loro si avvicinò sghignazzando, mi afferrò i capelli con la sua mano enorme e mi disse << Oggi va' così, signorina! >>. In quel momento non capii cosa significassero quelle parole, ma mi rimasero impresse nella mente per tanto, tanto tempo.

Mi bendarono bocca, mani e piedi. "Gli occhi" pensai, "per favore bendatemi gli occhi, non voglio guardare". Mi trascinarono per i campi. Vidi le case del paese in lontananza farsi sempre più piccole. Era mezzogiorno, nessuno si prendeva la briga di andar camminando nelle campagne a quell'ora. Ricordo ancora il sole, caldissimo.

Pensai a mio padre. A quanto si sarebbe sentito solo senza di me, ora che la mamma ci aveva lasciati. Era un contadino, non guadagnava molto ma non faceva mai mancare il pane a tavola. Aveva delle braccia robustissime, infatti riusciva a sollevare la zappa con molta agilità, e alle feste di paese vinceva sempre le competizioni di forza. Diceva che la terra che coltivava era la sua palestra e la sua maestra. Se ne usciva dalle situazioni peggiori sempre sorridendo.

Io ho viaggiato tanto sulla barca di quei contrabbandieri. Ogni sera dalla finestra della stiva guardavo le stelle e pensavo alle mucche che dovevano già essere rientrate dal pascolo, e alle fragole già mature che riempivano le strade con il loro profumo. A mio padre e alle preghiere che sicuramente stava rivolgendo alla mamma affinché vegliasse su di me. Al pensiero di lui seduto a tavola tutto solo, piangevo. Piangevo fino a svenire, o fino a quando uno di quegli uomini non scendeva nella stiva a picchiarmi. Col tempo dovetti imparare a trattenere le lacrime.

Mi vendettero ad un sacerdote che cercava <<una fanciulla con cui godere del piacere della vita>>. Avevo 8 anni e non sapevo bene cosa volesse dire "il piacere della vita", ma lo imparai presto. Vissi in casa con quell'uomo per 5 anni. Un giorno, però, mi svegliai cadendo dal letto, e sbattei la testa. Iniziai a piangere. Anche quando il dolore era finito, io continuavo a piangere. Sentii il cuore battere all'impazzata, il sangue nelle vene farsi bollente. Stavo sudando. Il cuore non smetteva di battere e sussultare. Mi detti un pugno sul petto. Un altro. Un altro. Le mani mi si fecero rosse, bruciavano. D'improvviso il pavimento davanti a me prese fuoco. Io sentii le forze abbandonarmi, e svenni.

<< Un miracolo, un miracolo!>>, urlava il sacerdote mentre riprendevo i sensi << Dovete credermi. Ha creato il fuoco dal nulla, è una predestinata della Dea>>. Si girò verso di me <<Fagli vedere>>.

Nella stanza c'erano altre due donne, vestite come delle principesse. Appresi poi che erano delle sacerdotesse che quell'uomo aveva chiamato subito dopo avermi vista svenire. <<Fagli vedere>> insistette, << queste persone sono disposte a darmi un sacco di soldi per te. Fai quella cosa che hai fatto prima!>>. Io non feci assolutamente nulla. Una delle due donne però vide le mie mani, tutte bruciate, e disse << Tu, vieni con noi, sarai iniziata al culto della Dea, e imparerai a domare il fuoco che ti ha donato>>. Non so che espressione ci fosse sulla mia faccia, ma dentro di me sorrisi e guardai fuori dalla finestra. C'era un sole abbagliante, pensai  << Oggi va' così, signorina!>>.
 

Mi portarono in un tempio sacro alla Dea e mi insegnarono le arti magiche. Gli allenamenti erano estenuanti, ma sempre migliori di quell'uomo e le sue voglie. Nel santuario appresi che ero speciale, che avevo un dono e che dovevo proteggerlo. Passati molti anni, però, decisi di scappare. Presi la strada che porta ad Est, ero pronta a qualunque cosa, ora toccava a me scrivere il mio destino. Avevo un solo obiettivo: ritornare a casa.

Ora sono qui, a casa di mio padre. C'è l'alba e il sole della campagna entra dalla finestra, illumina il tavolo e mi scalda la pelle. Di mio padre non c'è la minima traccia. Solo polvere. E sul muro il segnetto dell'altezza che avevo raggiunto a 7 anni. <<Sei cresciuta così tanto, piccola mia>> mi aveva detto quella volta.

Non ho mai dimenticato queste pareti.

Non ho mai dimenticato quest'odore.

Mi giro verso la finestra e mi sembra di vederlo, mio padre,

alzare la zappa con le sue braccia robuste, 

e invece è solo



l'alba calda


Questa storia è legata ai seguenti racconti, clicca per leggerli:

- L'eroe-viaggiatore

-Il mago e la principessa

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