L’ATTESA

| L'arte romantica non sarebbe stata la stessa senza l'apporto dell'inconfondibile mano di Caspar David Friedrich. Le sue opere sono un lasciapassare per l'Infinito, cancelli aperti verso un aldilà di luce e spirito. |
Aspettare l'alta marea è un rito.
Anzi, no.
È una tradizione.
Ci si dà appuntamento giù, alla spiaggia, e si attende insieme la sera.
Si accende un focherello, si mangiucchiano spiedini e si raccontano storie, alcune più verosimili di altre...
Ci si fa vicini; ci si apparta a coppie o ci si accampa in cerchio, come gli indiani.
Si ride, si scherza, si piange, si bacia...
Si aspetta.
Si aspetta l'arrivederci del giorno e si accolgono le ombre.
Le onde si ammansiscono, con la loro cresta spumeggiante e il loro velo di salsedine.
È l'attesa, la particolarità dell'evento.
L'attesa che la risacca diventi più corposa, che l'acqua ricopra gli scogli sparsi e il crepuscolo avviluppi la costa, punteggiata dalle lanterne delle barche e dai lumicini delle case.
Il vento, adesso, rafforza il suo soffio, la sabbia si distende e i granchi si riparano sotto i massi.
L'atmosfera cambia...
I piedi prudono, il respiro si accorcia e il cuore lievita.
La luna si erge con la sua tiara d'argento e, placida, sorride alle stelle.
Il cielo non è che una coltre di velluto, mentre il mare il magico tappeto di Aladino.
Ecco...
L'attesa è finita.
Sulla spiaggia, il focherello va spegnendosi...
Conosce il suo destino.
Come noi, sa che, presto, l'alta marea lo inghiottirà.
[Caspar David Friedrich, Luna nascente sul mare, 1822. Olio su tela, 55x71 cm. Berlino, Alte Nationalgalerie.]
Eleonora Duranti