Il mago e la principessa (Pt. III)

29.05.2020

Questa è la terza parte di una storia. Clicca qui per leggere la prima o la seconda parte.

• L'ultima alba •

Sono stato capace di raccontarvi fin qui la mia storia ma non so se riuscirò a concluderla, perché sto morendo. Forse avrei dovuto dirvi dall'inizio di non affezionarvi troppo a me, questa è una storia triste. Mio padre mi ha parlato di tante cose, ma mai della morte... scusate, sto divagando. Non tutti hanno la possibilità di essere consapevoli di star morendo, e io sono qui a tirare le somme di una vita che in bocca mi sa di grano e terra secca.

Sono qui, a mezz'aria, che cado su un pavimento di pietre. Sarei voluto morire in riva al fiume, affianco al mulino; su quel terreno così morbido mi sarei fatto meno male. Ma farà davvero male cadere qui? Quanto sangue uscirà? Quanto ci vorrà per toglierlo? Una governante maledirà quella macchia sbiadita che non saprà come strofinar via? Sarebbe solo la seconda volta nella mia vita in cui qualcosa di me urlerebbe "determinazione". Le prima fu quando decisi di riprendermi Katrine.

"Non è troppo tardi, devo andare da lei", pensai nel bel bezzo del bosco. Strinsi la pietra luminosa talmente forte da tagliarmi. Il sangue scivolò lungo il braccio unendosi alle lacrime, e insieme sangue e lacrime caddero a bagnare la terra umida. "Stringi i denti" pensavo. "Non è troppo tardi, devo uscire dal bosco, devo andare da lei!". Eppure non mi muovevo. Forse già lo sapevo: il sorriso del giorno prima, il bacio... l'avevo già capito. Avevo capito che Katrine se ne era andata.

Chiusi gli occhi e scossi la testa, "Devo andare a vedere". Ma quando risollevai le palpebre davanti a me c'era il letto di Katrine. Il sangue e le lacrime ora gocciolavano su un pavimento di legno. Non ero più nel bosco, ero in camera sua.

Mi guardai la mano e vidi la luce della pietra più intensa, "Deve essere stata lei". Osservo ovunque: cerco un indizio, una traccia. Apro leggermente la porta della camera, e intravedo suo padre in cucina seduto davanti al tavolo: sta piangendo.

Lo stomaco mi si appesantisce e le gambe iniziano a tremare. Non riuscivo a muovere le braccia e facevo ampi respiri con la bocca per non soffocare. Aria. Mi serviva aria. Appoggiai la schiena contro il muro della stanza, ma le ginocchia non mi ressero, così scivolai a terra e svenni.

Mi svegliò una mosca che aveva messo casa sulla punta del mio naso, era lì che mi fissava strofinando le gambine come davanti a un boccone succulento. La mandai via con la mano e mi misi a sedere. Ero su una balla di fieno; queste balle le posizionava sempre mio padre nei campi e da anni le metteva sempre negli stessi punti: quel posto era lo stesso dove da piccolo raggiunsi Katrine fuggita via dalla Festa della Dea.

Poco prima di svenire avevo pensato a quella sera; mi aveva detto di esser triste perché voleva danzare, <<Stupida. E stupido io che non avevo capito>>, dissi al sole che se ne andava. Guardai la pietra che stringevo in mano, << Quindi tu mi porti nei posti a cui penso... Puoi portarmi anche da lei? Se è così, allora ti prego, aiutami>>.

Ci misi tre giorni per imparare come usarla: bastava pensassi ad un luogo che avevo visto o a una persona con cui ero stato, e mi ci materializzavo. La mattina del terzo giorno presi con me una mazza di legno, strinsi la pietra tra le dita e portai la mano al petto. Non ebbi il tempo di chiudere gli occhi che al pavimento polveroso di camera mia si sostituì un tappeto rosso bellissimo, e le mura si addobbarono di quadri, falci e scudi, e si formò un corridoio lunghissimo. Alla mia sinistra c'erano due guardie e il principe, davanti a me invece Katrine.

Non la guardai neppure negli occhi, le presi la mano e la tirai nella stanza che avevamo sulla destra. Chiusi la porta a chiave e mi voltai subito verso di lei <<Ascolta! Questa pietra mi porta dove voglio, ma trasporta solo una persona alla volta, prendila! Pensa a una persona, una qualunque, che possa trovarsi lontano. Lontano dal regno, lontano dal campo di grano, non so... uno dei viaggiatori che hai visto tra i campi. Ci vediamo nelle caverne a Ovest. Raggiungi quel posto, e aspettami.>>.

Ovviamente era una bugia. Per me non ci sarebbe stato modo di uscire vivo da lì, quel castello sarebbe stato la mia tomba.

Lei si mise a urlare. Solo allora mi soffermai sul suo sguardo, <<Chi sei tu? Sei un mago malvagio? Che vuoi da me?>>. Aveva paura.

Quando mio padre era in città mi raccontava la storia della "Regina-smemorina", l'attuale moglie del re: si diceva che un troll le avesse fatto sbattere la testa e perdere la memoria, perché quando le si chiedeva qualcosa sul suo passato non sapeva mai rispondere. <<Katrine, sono io, guardami>>, ma i suoi occhi non mi vedevano, e io non riuscivo a raggiungerli. Capii cosa le avevano fatto solo quando guardò la lacrima della Dea e mi disse <<Quella pietra che hai in mano appartiene al re!>>. Avevano una pietra anche loro, faceva perdere la memoria e l'avevano usata su di lei. << Se sei un ladro, ti prego, prendila ma non farmi del male>>.

"Non farmi del male". Nel frattempo le guardie e il principe picchiavano con forza contro la porta. "Non farmi del male" aveva detto. Riuscirono a sfondarla e entrarono a tutta forza nella stanza. Io mi voltai verso di loro, "Non farmi del male" pensavo. In un istante mi materializzai davanti ad una delle guardie, e sfilandogli la spada dal fodero gli tranciai la pancia. Katrine cominciò ad urlare. L'altra guardia tentò di colpirmi, ma io scomparvi all'improvviso e gli affondai la spada dritta in mezzo alla schiena; "Non farmi del male". Dopo pochi secondi c'era sangue dappertutto e il principe era a terra tremante <<Che cosa vuoi? Mostro!>>.

<<Io sono un mago>> gli dissi, <<e rivoglio quello che mi hai tolto>>. La mia spada gli trapassò un polmone.

Una delle guardie era corsa attratta dalle urla, ma vista la scena scappò via. Tutto il castello fu evacuato, perché c'era un mago malvagio ad assediarlo, e a tutta la città fu dato l'ordine di non uscire dalle case. Rinchiusi Katrine in una stanza e andai a cercare la pietra in giro nelle altre stanze.

Passai giorni nel castello ma nulla, non riuscivo a trovarla. Ogni tanto qualcuno provava ad entrare per sfidarmi, ma non osavano giungere in massa: pensavano avessi la principessa come ostaggio, e che l'avrei uccisa se messo alle strette.

Katrine non smetteva di piangere, e non voleva saperne di ascoltarmi. <<Tu non sei una principessa, tu mi ami. Me lo hai detto, ce lo siamo detti insieme. Ricordi la quercia? I campi di grano?>>.

<<Sei un pazzo! Io non amerei mai un assassino!>>.

<<Troverò la loro pietra e te la mostrerò>>.

Una mattina spalanca il portone d'ingresso un guerriero grosso e scuro in viso, si faceva chiamare "l'eroe-viaggiatore". Io lo spio dall'alto della torre centrale e rido di gusto, <<Ecco un altro imbecille>>.

Entra nel castello e si dirige verso la sala del trono. Quando arriva a metà del corridoio gli appaio alle spalle e sferro un colpo di spada, dritto verso la schiena. Ma diavolo se era veloce quel tipo! Si volta di scatto e para il colpo con la sua lama, poi la ruota in aria e la scaglia contro di me tranciandomi il petto e l'addome. Cado a terra quasi senza forze. Lui si avventa su di me per finirmi, ma io faccio in tempo a stringere la pietra per smaterializzarmi e riappaio vicino alla parete. Mentre sento alle mie spalle il suono della sua spada che colpisce a vuoto il pavimento, afferro con tutta la forza che mi rimane una delle falci appese al muro. Mi giro di scatto verso di lui per colpirlo con un colpo secco, <<Ho vinto!>> urlo. Ma all'improvviso la falce mi cade di mano e un dolce calore mi pervade il ventre, poi i fianchi: il bastardo mi ha trafitto. "Diavolo se è veloce!".

Ed eccomi qui, mentre cado. Sono riuscito a concludere la storia, e a quanto pare mi rimane ancora del tempo. Dura così tanto la vita? Che tristezza.

Sento un suono metallico. È la falce! Ha toccato il pavimento prima di me.

Mi tornano in mente le parole che avevo sentito nel bosco da bambino...

"Cade, cade,

cade

l'uomo con la falce, mentre il mondo gira 

come le pale di un mulino.

Cade, cade,

cade

l'uomo con la falce, e non si alza più"

Quella volta nel bosco era di me che parlava la voce. Mi vedo: io, piccolino tra gli alberi, con gli occhi attratti da quel bagliore azzurro. Prendila piccolo, prendi la pietra e scappa con Katrine! ...Ma tu ancora non lo sai cosa sia lei per te, indaghi ancora il mistero dei suoi capelli e del suo sorriso. Va bene, non fa niente.

Mi vedo in mezzo al grano quando la manina di una bimba indispettita mi tira verso di sé e dice <<Ma sei scemo, se non stai attento ti troveranno>>.


Mi hanno trovato Kat. 

Sono stato preso, non gioco più.

Guarda, c'è il sole...

che dolce che è il calore del sole quando riscalda le spighe nel campo,

ho fatto tutto questo per te, contenta?

Sei contenta Kat?

Guardami

È a te che dedico




la mia ultima alba.




La principessa fece capolino nel corridoio e vide il mago morto a terra, e il guerriero che l'aveva salvata in piedi dinanzi a lui. <<Siete ferito?>>.

<<No, e voi state bene principessa?>> 

Non appena i loro occhi si incrociarono il cuore di lei fece un battito in più.




Seguici su Instagram: clicca qui per essere aggiornato sull'uscita di nuove storie e articoli.

Se la storia ti è piaciuta invita altri a leggerla e lascia un commento se hai opinioni o suggerimenti che vuoi condividere. Siamo felici di accogliere critiche anche negative, che possono solo farci crescere.

Grazie.

© 2018 Leucade polvere, schiuma e tentativi.
Creato con Webnode Cookies
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia