Il mago e la principessa (Pt. II)

26.05.2020

Questa è la seconda parte di una storia. Per leggere la prima parte clicca qui.


• L'ultima alba •

Non avevo mai visto Katrine così furiosa come quella volta in cui dalla rabbia prese a pugni il terreno. Ma questa è la mia storia, non la sua, quindi non parlerò di quella volta, parlerò di quando io presi a pugni la terra. E io non ero per nulla arrabbiato, anzi, ero felicissimo.

Quel giorno, la mattina faceva caldo ma il vento era piacevolmente fresco. A pranzo avevo mangiato uova, io adoro le uova. Verso la fine del mio turno di lavoro - ormai ero abbastanza grande da lavorare a pieno titolo nei campi- mio padre mi aveva sorriso <<ti sei fatto grande, prima o poi dovrai pensare tu al mulino>>. Insomma, una bella giornata, quella in cui un padre riconosce che "puoi pensare tu al mulino". Al tramonto raggiunsi Katrine sotto la vecchia quercia. <<Mai inoltrarsi nel bosco di sera>>, aveva detto più volte suo padre. <<Lascialo parlare quel vecchio>> diceva lei.

Cosa ci facevamo nel bosco? Da un po' di tempo ci andavamo a cercare la lucina azzurra che anni prima avevo visto quando provammo a salvare quella bambina. Sicuramente doveva essere "la lacrima della Dea": quando la Dea Madre perse il suo amato pianse per giorni e alcune delle sue lacrime si solidificarono e raggiunsero la terra umida. La leggenda dice che ogni lacrima racchiuda un segreto e doni un potere particolare a chi la possiede. Ma è possibile trovarla solo se si prova uno stato di grande tristezza e smarrimento, simile a ciò che la Dea aveva provato all'alba dei tempi.

Così io e Katrine vagavamo tra gli alberi urlando le cose che ci rendevano più tristi. Anzi, tutte le volte che ci succedeva qualcosa di brutto, ci incontravamo nel bosco, ci mettevamo a correre e lo urlavamo al vento e agli spiriti della foresta. Ovviamente con il giuramento solenne di non dire a nessuno ciò che sentivamo dell'altro. Rimaneva tra me e lei.

<<Sono troppo alto per la mia età!>> urlai.

<<Perché non posso scegliere chi amare?>> gridò lei.

<<Perché sono figlio di un contadino? Non potevo nascere figlio di un re?>>

Katrine arrossì e urlò all'aria <<Perché sono qui nel bosco con un idiota?>>, poi si girò verso di me <<Queste sarebbero cose tristi? Questo sei solo tu che ti lamenti di sciocchezze. È questa la cosa triste!>>

<< Scusa, è che oggi è stata davvero una bella giornata, non ho nulla per cui esser triste>>

<< Beato te...>>

Io sorrisi, mi inginocchiai, e iniziai a dar pugni contro il terriccio. Katrine si mise a ridere e disse <<Mi prendi in giro?>>, e prese a spingermi coi piedi.

Perché capiate questa parte dovreste sapere di quella volta in cui Katrine prese a pugni a terra. Ma la verità è che quel giorno fece una cosa terribile e mi ha fatto giurare di non dirla a nessuno.

Vi basti sapere che Katrine era molto bella, e a quanto pare, già da prima che arrivassi io, il figlio del re l'aveva scelta come sua futura moglie. Quando quella testarda lo venne a sapere pianse molto e abbracciò suo padre. Quest'ultimo, stringendo tra le braccia la disperazione della figlia, si appellò al fatto di essere solo, senza moglie, e di aver bisogno della bambina. Nelle nostre terre un padre può esercitare il proprio potere su di una figlia fino ai 18 anni, e persino un re non può violare certe leggi, antiche quanto il tempo. Fu stabilito quindi che il principe andasse a trovare Katrine una volta ogni tre mesi, per rinnovare il vincolo che li legava. Purtroppo per lei questo vincolo il principe non voleva proprio scioglierlo. Più gli anni passavano, più Katrine si faceva sempre più bella. Ma una volta ogni tre mesi usciva di casa piena di collera e lacrime. Una volta di queste fece la cosa terribile che non vi posso dire, poi iniziò a battere a terra coi pugni.

<<Cosa è successo Kat?>>

Continuava a piangere e colpire.

<< Kat mi fai preoccupare, puoi parlarmene. Lo sai. >>

Mi abbassai per metterle la mano sulla spalla ma lei si girò di scatto. I nostri occhi erano vicinissimi, e si fissavano impauriti.

Queste cose succedono sempre al tramonto. E nel nostro caso non poteva essere altrimenti, ci vedevamo solo dopo il lavoro del pomeriggio. Il sole si spiaccicava sul fondo dei campi e piegava la sua luce per tutta la curva del cielo, sulle nostre teste i raggi sbiadivano in un azzurro chiarissimo, che scivolava nel blu, poi c'era una via di mezzo di cui non saprei dire il nome, e più in là l'oscurità.

<<Dai aiutami a rialzarmi>> disse, e sporchi di terra tornammo a casa.

Il giorno prima dei suoi 18 anni fu dolce e interminabile, il giorno prima della rovina.

Anzi, ce lo metto come sottotitolo:

Il giorno prima della rovina

Quella mattina mi svegliò un sasso. Non so neppure cosa stessi sognando, forse sognavo di lavorare al mulino, e mentre controllavo il grano..."PAM"! Mi sveglio. "PAM" un'altra volta. Ma stavolta l'avevo visto, era un sasso lanciato contro la finestra. Aprii la finestra di scatto. Misi fuori la testa. "PAM"! Questo era il sasso che mi svegliò quella mattina: mi aveva colpito il naso. Che dolore. Mi strofinai gli occhi e vidi Katrine gonfia di rabbia <<Mi tocca, mi bacia... io non lo voglio.. non voglio sposarlo>>. I suoi occhi erano rossi, doveva aver pianto tutta la notte. Ripensandoci, questo era il sasso che mi svegliò quella mattina.

Mentre correvo fuori dalla stanza e giù per le scale cercai di pulirmi il sangue dal naso, ma quando arrivai davanti a Katrine lei si mise a ridere. Non mi ero pulito bene.

Poi smise di ridere e si avvicinò a me. Il suo viso si inclinò leggermente verso sinistra, lentamente gli occhi si socchiusero. Fu un attimo in realtà, poco prima stavamo ridendo, poco dopo le sue labbra si presero il loro spazio tra le mie. Erano umide e amare per le lacrime, ma tenere. Sentivo il suo respiro corrermi lungo la guancia e arrivare al collo. Avevo i brividi, ero leggero. Non sapevo dire se quelle labbra mi stessero rubando o prestando qualcosa.

Quasi istintivamente le misi le mani sui fianchi e la strinsi a me. "TumTumTum" faceva il suo cuore. "Tum Tum Tum". Ogni battito saliva attraverso la sua gola e le irrigidiva la lingua. L'odore che mi riempiva le narici glielo avevo sempre sentito addosso, ma tra i suoi capelli era più intenso, e più buono.

<<All'alba. Ti aspetto nel bosco, sotto la vecchia quercia. Fuggiremo da lì, ti amo >> mi disse lei.

<<Non tornare a casa. Andiamocene adesso>>

<<No>> sorrise, <<domani all'alba, sii pronto>> e se ne andò.

Tremavo, avevo una strana sensazione addosso. Euforico, corsi in casa a preparare tutto. Non la vidi per tutto il resto della giornata. "Perché non si fa vedere?", quella notte non chiusi occhio. Il sole non era ancora sorto che sgattaiolai fuori di casa. L'aria era fresca e il tronco della vecchia quercia molto umido. Il mio corpo era pesante, ma eccitato. Continuavo ad avere i brividi.

La rovina

Il sole spuntò caldo come sempre e i raggi ci misero pochissimo a rompere il buio della notte. Io, seduto a terra con la schiena contro la quercia, ero stato ore con gli occhi fissi verso la direzione da cui doveva venire Katrine.

Ad un certo punto la vidi: una lucina azzurra in lontananza. Non ci potevo credere. Doveva essere la lacrima della Dea, era lei. Mi alzai da terra e iniziai a camminare. Era ciò che io e Katrine cercavamo da una vita, urlando le nostre paure e le nostre sofferenze. <<Se solo fosse qui per vederla>>. Mentre mi avvicinavo alla luce pensavo a un sacco di cose. Pensavo a mio padre, da sempre un gran lavoratore, e a mia madre, tanto buona. Pensavo ai miei amici. Pensavo che in fondo un sacco di gente scappa per amore, perché non avrei potuto farlo io? Ma c'era qualcosa che non mi tornava. Pensavo al mulino, pensavo al fatto che mi sarebbe piaciuto lavorare al mulino. Forse scappare non era la migliore delle idee. 

Un pensiero mi picchiettava nella testa, una domanda: "Perché ora? Perché riappare adesso?". La lucina proveniva da una piccola pietra color del cielo incastonata nel tronco di un albero. La afferrai e la strappai da lì. Quando l'ebbi tra le mani vidi una lacrima cadermi sul polso, poi un'altra, e un'altra. Piangevo. Era mezzogiorno, l'alba era passata da 6 ore, Katrine mi aveva lasciato solo. Mi aveva lasciato con un bacio, e una maledizione: quella pietra luminosa che stringevo tra le mani.

Trovi l'ultima parte della storia a questo link.



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