Calvino sull'onda dei tempi

18.12.2018

Si parla di un autore eclettico, mutevole per definizione. Calvino è come una lama affilatissima che taglia la realtà e proprio per questa sua peculiarità è affascinante notare come la Storia abbia influito sulla sua produzione. In questo articolo ci si concentrerà solo sul suo primo ed ultimo romanzo, punto di partenza e d'arrivo di una personalità frammentata, contraddittoria, tipicamente novecentesca. Due esempi limite che racchiudono una vita: Il sentiero dei nidi di ragno e Se una notte d'inverno un viaggiatore.

Nella produzione di Calvino ci sono delle costanti, è sempre stato un interprete del Trauma e per risolverlo usa l'arma dell'impersonalità, che a seconda del momento storico si concretizza in diversi stratagemmi.

Il Sentiero dei nidi di ragno fu pubblicato nel 1947, il Trauma da affrontare era quello della guerra appena passata, dove le Esperienze erano tante e forse troppe. L'impersonalità portò Calvino ad affrontare il tema della Resistenza non di petto ma di scorcio attuando una regressione all'infanzia. In Se una notte d'inverno un Viaggiatore invece il Trauma è quello di una mancanza di Esperienze dove la letteratura si inviluppa su se stessa. L'impersonalità calviniana qui porta l'autore a celarsi dietro a 10 diversi autori, quelli degli incipit contenuti nel romanzo, 10 libri iniziati, che potrebbero essere ma che non sono e non saranno mai. Poi si spinge al limite rendendo persino il protagonista totalmente impersonale, tanto da non avere nemmeno un nome, il protagonista è il Lettore stesso.

Il contesto artistico e culturale del primo libro è quello del "neorealismo", che era la risposta al bisogno di raccontare tutte quelle esperienze vere e corpose di cui ognuno era stato protagonista. La guerra era appena finita, era appena stata vinta e l'aver riavuto la libertà di parola aveva portato ad un clima di effervescenza e di smania di raccontare. A Calvino veniva chiesto di scrivere il Romanzo della Resistenza e lui lo fece a modo suo. Nessuna epopea dell'eroe socialista, solo un bambino che vedeva la guerra ancora con occhi incantati. Sono descritte esperienze crude, l'ambientazione è tipicamente ligure e i personaggi sono dei tipi, non profondamente caratterizzati, cosa di cui Calvino in futuro si pentirà.

Nel suo ultimo libro Calvino è il figlio di un momento storico in cui non basta ed è inutile scrivere un romanzo perché tutto quello che doveva essere scritto è già stato scritto, l'unica soluzione è rappresentare il lettore in un momento storico in cui la lettura non riesce più a funzionare come un tempo. L'intera letteratura è entrata in crisi e Calvino vede nel Trauma stesso della lettura l'intreccio del romanzo. Inoltre l'autore ha appena subito gli influssi della scuola dello Strutturalismo francese. Il romanzo viene strutturato a priori attuando una progressione in infiniti generi letterari sviluppati intorno ad una ramificazione caleidoscopica fatta di sensi esposti e celati, un romanzo fatto di romanzi. Forse l'ultimo Calvino vedeva nello strutturalismo la risposta poiché poteva razionalizzare il mondo della lettura in categorie a priori.

Così nel corso di una carriera si passa ad atteggiamenti opposti, la risposta alle troppe esperienze è un regredire, la risposta alle troppo poche esperienze è un progredire in infiniti generi. Dove non esiste più la lettura allora non deve più esistere nemmeno l'autore. La lama di Calvino è arrivata a tagliare anche Calvino stesso.  


di Martina Perego Scicchitano

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